venerdì 25 settembre 2009

Dalla rete: Il pg: Mangano in casa di Berlusconi per proteggerlo dai sequestri - Corriere della Sera

Il pg: "Mangano in casa di Berlusconi per proteggerlo dai sequestri" - Corriere della Sera

Antonino Gatto Al processo Dell'Utri

Il pg: «Mangano in casa di Berlusconi
per proteggerlo dai sequestri»

«Il mafioso di cavalli non sapeva nulla: coltivava interessi di tutt'altra natura rispetto a quelli agricoli»

Il senatore Dell' Utri davanti ai giudici di Palermo in una foto d'archivio del 29 novembre 2004  (Ansa)
Il senatore Dell' Utri davanti ai giudici di Palermo in una foto d'archivio del 29 novembre 2004 (Ansa)
PALERMO - «Vittorio Mangano fu assunto nella tenuta di Arcore di Silvio Berlusconi per coltivare interessi diversi da quelli per i quali fu ufficialmente chiamato da Palermo fino in Brianza». Così il procuratore generale Antonino Gatto entra subito nel vivo della requisitoria del processo al senatore Marcello dell'Utri (Pdl) per concorso esterno in associazione mafiosa. Il parlamentare è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere.

IL PROCESSO - Stamani davanti alla seconda sezione della Corte di appello di Palermo, Gatto ha affrontato subito il tema dello «stalliere di Arcore». L'assunzione di Mangano ad Arcore fu legata, secondo il pg, alla necessità che all'epoca avevano tanti imprenditori, tra i quali c'era lo stesso Berlusconi, di «proteggersi» dal pericolo di sequestri. «Ma davvero - si è chiesto il Pg - non fu possibile trovare in Brianza persone capaci di sovrintendere alla tenuta di Arcore? Davvero dall'estremo nord ci si dovette spostare a Palermo per trovare una persona che non conosceva la zona e le coltivazioni brianzole? In realtà - ha proseguito Gatto - non solo Mangano di cavalli e di coltivazioni non sapeva nulla: ma se guardiamo i suoi numerosissimi precedenti penali, gli interessi che coltivava erano di tutt'altra natura rispetto a quelli agricoli». Dell'Utri non è presente in aula. Ad ascoltare l'atto d'accusa del pg ci sono i difensori dell'imputato, gli avvocati Nino Mormino, Giuseppe Di Peri e Pietro Federico.


25 settembre 2009

giovedì 24 settembre 2009

Dalla rete: LUTTO PER I SOLDATI MORTI FRA PATRIOTTISMO E PACIFISMO

La lettera del giorno | Giovedi' 24 Settembre 2009
LUTTO PER I SOLDATI MORTI FRA PATRIOTTISMO E PACIFISMO

La morte è sempre inaccettabile per l’uomo,
ma non disturberei eroi e patria per i paracadutisti italiani morti in Afghanistan. Sono morti sul lavoro, professionisti che hanno scelto con consapevolezza un mestiere a rischio e un ingaggio pericoloso.
Vanno compianti e ricordati. Ma non se ne può fare dei martiri. Ben diversi devono essere nella nostra memoria collettiva il rispetto e l’onore riservato a coloro che da coscritti caddero nelle guerre in cui il nostro Paese fu coinvolto.


Nanni Bevilacqua, nanni.bevilacqua@hotmail.com


Caro Bevilacqua,
Gli onori che la società rende ai morti, quando il modo della loro scomparsa colpisce la sua immaginazione, non sono mai disinteressati e neutrali. Dietro ogni pubblica manifestazione di cordoglio vi è sempre un giudizio, un segnale, una tesi. Quando nel novembre del 1921 la salma del «milite ignoto» fu trasportata da Aquileia a Roma per essere collocata sull’altare della patria, il treno procedette lentamente fermandosi a ogni stazione tra folle che attendevano il suo passaggio per rendere onore alla salma. A Roma il feretro venne deposto per qualche ora nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli dove fu accolto dal re, dalle bandiere di tutti i reggimenti, da una folta rappresentanza di veterani, medaglie d’oro, madri e vedove di caduti. Il dolore, in quella circostanza, fu accompagnato da un sentimento di gratitudine.
Gran parte dell’Italia accorsa a salutare il soldato morto gli era grata per avere contribuito con la sua vita alla vittoria e alla grandezza della patria. Il suo sacrificio, in altre parole, non era stato inutile. Quali che fossero le circostanze della sua morte, il milite ignoto era un eroe.
Mi sembra che le onoranze funebri di Roma negli scorsi giorni siano state l’opposto di quelle del 1921. A parte la straordinaria dignità delle famiglie, non vi era in queste onoranze il sentimento che la morte dei sei paracadutisti avesse giovato alla patria e fosse quindi «utile». Vi era anzi il sentimento che fosse inutile e che i morti, quindi, non fossero vittime soltanto dei talebani, ma anche di una politica assurda e sbagliata. La parola eroe ha assunto in questo caso un senso diverso: significa martire.
I responsabili delle istituzioni e il governo ne sono consapevoli.
Sanno che l’applauso, al passaggio delle bare, contiene in realtà un giudizio negativo contro «coloro che li hanno mandati a morire». E temono che la cerimonia si trasformi da un momento all’altro in una manifestazione pacifista, antigovernativa o addirittura «anti- statale». Suppongo che molti, se potessero, preferirebbero non prendere parte a un evento che ha un fortissimo potenziale anti-istituzionale. Ma debbono parteciparvi nella speranza di controllarlo e di indirizzarlo, nella misura del possibile, verso significati più conformi a quello che ritengono essere l’interesse del Paese.
Quanto alla differenza tra soldati di mestiere e coscritti, caro Bevilacqua, abbiamo ricevuto altre lettere in cui si dice ancora più esplicitamente e brutalmente che i soldati del contingente afgano hanno fatto una scelta professionale e non meritano le nostre lacrime.
Ame sembra che nella scelta del mestiere delle armi esista molto spesso, quali che siano le condizioni economiche, una componente ideale; e che di questo, quando muore un soldato, occorra tenere conto.

Sergio Romano

http://www.corriere.it/romano/09-09-24/01.spm

Dalla rete: The Five Million Club e l'informazione

The Five Million Club e l'informazione

Beppe Severgnini,


Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Più o meno cinque milioni.
Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Più o meno cinque milioni.
Quanti sono gli abbonati a Sky? Più o meno cinque milioni. Quanti sono i visitatori quotidiani dei siti d'informazione? Più o meno cinque milioni. Quanti telespettatori guardano i programmi d'approfondimento in seconda serata? Più o meno cinque milioni. Il sospetto è che siano sempre gli stessi. Cinque milioni. Chiamiamolo il Five Million Club (FMC), visto che molti iscritti dicono di sapere l'inglese.
E' importante, questo FMC? Certo, ma meno di quanto crede. E' decisivo? Be', decide il tono e il corso del dibattito nazionale, come dimostrano le ultime vicende. Ma non sposta voti, e non decide le elezioni. Chi scenderà in piazza sabato per la libertà d'informazione è iscritto all'FMC.
Legge i giornali, conosce i crucci di Michele Santoro, chiederà (giustamente) che a Report venga mantenuta la tutela legale. Anche chi contesterà quella piazza appartiene all'FMC: perché, nel «club dei cinque milioni», ci sono filogovernativi e antigovernativi; liberi pensatori e pensatori a gettone; liberali, liberisti, libertari e libertini (parecchi).
La sinistra intellettuale adora l'FMC: ci sguazza come un labrador in una marcita. Anche la destra di lotta e di governo ama il club, e si diverte (ehilà, ministro Brunetta!): ma ha capito che il destino si decide altrove. Per esempio, in televisione. Più precisamente: televisione in chiaro, dalle 19 alle 23.
Oggi è di moda negarlo, o minimizzarne l'impatto. Certo: si può perdere le elezioni anche controllando la TV. Ma, senza quel controllo, si sarebbe perso prima, o peggio. Spegnere l'allarme (dov'è finita la criminalità?), cancellare personaggi scomodi, nascondere problemi: la TV è importante per quello che non dice, per le domande che non pone, per le critiche che non offre, per le inchieste che non fa.
Perché il nostro Capo parla di giornalismo buono (la Tv) e giornalismo cattivo (i giornali)? Perché la politica ha sempre considerato la Rai un bottino di guerra, e pretende le direzioni dei telegiornali dopo la vittoria elettorale? Perché, su Mediaset, la fronda viene lasciati ai comici (in tarda serata)?
Perché Crozza e Fazio (prima serata) disturbano? Matrix, lunedì, ha detto che «Tg 1 e Tg5 sono imparziali per definizione».
Ma non è così, e lo sappiamo. Lo sappiamo, nell'FMC. Fuori se ne accorgono? Ho qualche dubbio: non gli interessa, hanno altro da fare.
L'unico ostacolo, per chi comanda, è oggi la par condicio in campagna elettorale. Ovviamente, vuole abolirla.


Dal Corriere della Sera del 24-9-09
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-09-24/01.spm
La cosa più bella di oggi? L'edicolante che come mi ha visto aveva già in mano la copia odierna de il Fatto Quotidiano.

mercoledì 23 settembre 2009

Troppo detersivo nella lavatrice e la centrifuga ha fatto il resto... Sembrava in preda ad un attacco epilettico: bava e convulsioni.

Dalla rete: Corriere della Sera - UN VENETO INDIPENDENTE NEL NOME DELLA SERENISSIMA

Corriere della Sera - UN VENETO INDIPENDENTE NEL NOME DELLA SERENISSIMA

La restaurazione è irragione­vole poi perché il lungo declino di Venezia coincide con il suo progressivo arroccamento e iso­lamento. Nei due ultimi secoli della sua esistenza l’orgogliosa Serenissima era divenuta, gra­zie al suo carnevale, una sorta di Disneyland europea. Le con­fesso che mi è difficile provare la benché minima nostalgia per uno Stato che si chiuse in se stesso, fece dell’autoconserva­zione la ragione principale del­la propria esistenza e fu difeso, nel momento della sua morte, soltanto dai suoi cittadini slavi. Un’ultima osservazione, caro Recaldin, sui famigerati plebi­sciti del 1866. Come tutti i refe­rendum di quegli anni, compre­si quelli francesi per l’annessio­ne di Nizza e della Savoia, an­che quelli italiani furono mani­polati e orchestrati. Ma non bi­sognerebbe dimenticare che l’analfabetismo veneto, dopo circa settant’anni di illuminata amministrazione austriaca, su­perava nelle campagne e nei vil­laggi il 70%.

lunedì 21 settembre 2009

Ecco ho trovato, un insetto!


Ecco ho trovato, un insetto!
Inserito originariamente da medapapandreu
"Tu avevi dei poteri, ma non hai voluto fastidi e hai preferito non usarli.
E' per questo che mi interessi Boab.
Tu sei come me: un pigro, apatico, trascurato coglione... Ah! Odio essere in questo modo!
Ma essendo io immortale non posso punirmi, capisci? Però posso punire te.
Ed è quello che intendo fare."

"Tu sei condannato idiota!
Tu sei una nullità!
Un insetto!
...Ecco ho trovato, un insetto.
Ti farò sembrare come uno sporco e inutile parassita che già sei."

Da The Acid House: Dialogo con Dio
http://www.youtube.com/watch?v=-ghx8btPkFk

sabato 12 settembre 2009

La Sardegna è po' un favoloso mondo di Amelie?

mercoledì 9 settembre 2009

Essere giovani è uno stato temporaneo, la gioventù è uno stato permanente.
(cit. dal telefilm Numbers: Robin Hood)